La Galleria Antonella Villanova è lieta di riprendere le proprie attività espositive sabato 15 Maggio 2021, con la mostra The Dark Garden di Helen Britton.
Un progetto nato per la galleria di Foiano della Chiana poco meno di un anno e mezzo fa, che nel tempo ha accresciuto la sua struttura in più “atti”, seguendo l’avvicendarsi delle stagioni, spettatrici dello svolgimento di questo anno che ha fatto conoscere una crisi contemporaneamente planetaria, nazionale, locale e esistenziale.
Come suggerisce lo stesso titolo, Britton ha realizzato una composizione, un giardino che è quasi un bassorilievo e che corrisponde al primo atto, formata da 34 piccoli pendenti e spille a rappresentare alberi, fiori, insetti e fra questi alcuni coltelli .
Il nero è il colore predominante di queste piccole sculture/gioiello, espressione di un’esistenza offuscata e oscurata ma anche ricordo delle terribili immagini dei devastanti incendi che scoppiarono all’inizio del 2020 in Australia, terra d’origine dell’artista.
Gli elementi della cultura pop che sempre con grande ironia e forza di colore hanno contraddistinto l’operare di quest’artista è come se in questa prima tappa si fossero scaricati senza tuttavia perdere di intensità; perché se è vero che un giardino è da sempre luogo di emozioni e di cura (e Britton sente una piena sintonia tra questo luogo e il suo modo di intendere il lavoro) è anche vero che non sempre è possibile salvaguardarlo solo perché spazio recintato.
Ma proprio per questa sua capacità di essere un confine fluido, gli elementi di altri possibili giardini hanno iniziato a perdere malinconia e a ritrovare luce, vitalità, colorito nella forma di quei gioielli, piccoli e complessi, che nella Britton nascono dalle collusioni delle più diverse ispirazioni. “Che strano periodo – afferma Britton – per cominciare a infondere nuova vita al Dark Garden! In questo momento mi sono sentita obbligata a chiedermi quale può essere il mio contributo?” La risposta è stata nel tornare a operare con la schiettezza di un bambino, che spesso dietro l’allegria nasconde anche violenza, per voler rendere questo pianeta un posto migliore e più sicuro anche per i minuti animali e i fiori che sono tornati a muoversi nel suo altro “giardino”.
Questa fase è stata accompagnata anche dalla realizzazione di molti disegni che, nelle loro forme acquarellate in contrasto con elementi tracciati da linee nette, sono il luogo di aggregazione di quegli stimoli provenienti dall’esterno e che alimentano il mondo della Britton. Così come agglomerati di più elementi appaiono le piccole sculture in cemento che sono stati il terzo punto di questa piattaforma di lavoro ideata dall’artista. Forme architettoniche con inserti di porcellane di Capodimonte. All’arrivo della primavera “Il progetto è concluso, Helen Britton intanto ha composto un nuovo giardino multicolore – dichiara Antonella Villanova che questa mostra ha fortemente sostenuto – 24 gioielli: ancora piccoli alberi, insetti, animali. Il valore cromatico del nuovo giardino allude a una concreta speranza. Il nero ha abbandonato The Dark Garden, presto siamo certe, abbandonerà le nostre vite.”
La mostra nella sua articolata presentazione di opere (disegni, sculture e gioielli) non deve essere considerata un semplice diario anche se è cresciuta in una stretta clausura; piuttosto incarna quella costante interrogazione che è stata vivere questo tempo che necessariamente ha richiesto ancora attenzione verso il mondo e il quotidiano. Sono le stesse domande e attenzioni che si pone un giardiniere quando tutti i giorni lavora tra i suoi fiori e le sue piante; e da questa sua premura più che dare delle risposte ne riceve, perché – come sostiene il paesaggista francese Gilles Clement – “il giardino non si insegna, è lui l’insegnante”. Soprattutto quando torna colorato dopo essere stato nero.