Jamie Bennett

21 settembre 2013 – 23 ottobre 2013

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Jamie Bennett, vive e lavora a New York ed è maestro indiscusso nell’arte di utilizzare gli smalti per costruire gioielli che,come quelli in mostra, sono piccoli capolavori di perizia e di bellezza.

Smalti su rame, piccole miniature curate nel minimo dettaglio, impreziosite dall’oro dei raccordi o dei fermagli che riportano alla tradizione, alla premura con cui i maestri orafi curano non solo la superficie, ma anche il retro delle loro piccole opere d’arte.

I gioielli di Jamie sono belli anche “sotto”, a volte, se possibile, più belli, perché ricordano la trasparenza della porcellana.

Gli azzurri, i rossi, i gialli sono quelli caldi della natura, a volte evocano paesaggi marini o pomeriggi tratti da vecchie foto in cui la campagna ha i tipici toni dell’estate.

Come lui stesso dichiara, i gioielli in mostra non nascono come opera definita, ma si costruiscono facendo:

Mentre lavoravo con questi pezzi, essi erano assemblati, tagliati a pezzi e rimontati, con lievi variazioni e slittamenti, per creare un senso di movimento o l’impressione di un lavoro in corso. Le immagini e i segni sono incompleti e a volte privi di relazioni reciproche; sono frammentati, mancano di qualcosa che però sta per arrivare.  (Jamie Bennett)

L’attesa di quel qualcosa è intanto piena di bellezza e meraviglia, di maestria e di interrogazione allo spettatore. Perché i gioielli di Jamie, e più in generale i gioielli contemporanei, hanno la proprietà di interagire con chi li indossa, di raccontare e di sollecitare domande.

Queste mie opere non devono essere facili da interpretare; voglio che il lavoro sia aperto a varie interpretazioni, voglio che i frammenti d’immagini che punteggiano la loro superficie siano in relazione, ma non ordinati. Sulle superfici ci sono piccole particelle di lingue, termini visivi e forme disperse, avanzi di collezioni e aggregazioni – ciò che Umberto Eco denomina “cataloghi della fantasia”.  Non finalizzati, non leggibili, non incorniciati.

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