Il progetto speciale della Galleria Antonella Villanova, curato da Emanuela Nobile Mino, per Satellite è incentrato sull’opera di Diego Cibelli (Napoli, 1987), in particolare su tre grandi lavori della serie “Meditation in an Emergency”, ideata dall’autore nel 2020 durante la pandemia e recentemente ulteriormente sviluppata.

Focalizzata principalmente sull’utilizzo di ceramica e porcellana, la prassi progettuale di Diego Cibelli si pone come una piattaforma aperta in cui affluiscono e dialogano un varietà di tecniche artistiche, di visioni e di referenze storiche, equamente esplorate ed approfondite, alla maniera di una bottega rinascimentale. Se alcuni lavori in ceramica vengono realizzati a mano dall’artista stesso o dal suo team di apprendisti ceramisti, altri sono ottenuti dai calchi originali in gesso provenienti dall’archivio della Real Fabbrica di Capodimonte, altri ancora sono invece il risultato di stampi appositamente creati per reinterpretare i modelli tradizionali del repertorio decorativo naturalistico tipico dei manufatti ceramici del XVII e XVIII sec..

La ricerca di Cibelli si muove su più binari, al fine di portare l’oggetto in un sistema narrativo in grado di spostare l’indagine dall’intimità del paesaggio domestico al contesto territoriale esterno, passando senza sforzo dalla micro alla macro scala, dal design all’arte, e vice versa.

L’obiettivo dell’autore è quello di creare un flusso continuo di relazioni tra la realtà e le sue rappresentazioni, e un dialogo empatico tra gli oggetti quotidiani e i loro fruitori.

Le opere presentate in questa occasione – tre troni in edizione limitata interamente realizzati in ceramica attraverso l’assemblaggio di oltre 50 manufatti ciascuno – esplorano il potere della metafora e della mimesi naturalistica mettendo in discussione le dinamiche della ritualità e dell’autorità, esercitate sia nella sfera privata che in quella pubblica.

Allo stesso tempo, i troni, attraverso la loro forza narrativa, incarnano la pregnanza comunicativa  dei simboli, storici e contemporanei, eterni e transitori.

L’immagine ieratica del trono, seppur esaltata dalla scala monumentale e dalla generosità degli elementi ceramici giustapposti, è al tempo stesso stemperata dall’identità familiare degli oggetti che ne compongono e modellano la struttura: un trionfo di ortaggi, frutti, fiori, foglie, frammenti di vasellame domestico.

L’assemblaggio eterogeneo di iconografie note, apparentemente disparate ma interconnesse, è da un lato un inno alla prosperità del patrimonio artistico italiano e al cerimoniale del culto domestico e, dall’altro, una sorta di monumento alla bellezza e alla resilienza, che celebra l’auspicio per un futuro in cui il lusso coinciderà con la dignità delle cose semplici e genuine.

E.N.M